di Marco Bersani

Marco Bersaani, Attac! – www.italia.attac.org

Ogni giorno che passa divengono sempre più netti i connotati, europei e nazionali, che assumerà il Next Generation Ue, l’insieme di fondi -prestiti e trasferimenti, con relative condizionalità- che la Commissione Europea metterà a disposizione per fronteggiare la profonda crisi economica, sociale e sanitaria, evidenziatasi con la pandemia.

Parliamo al futuro, perché, analogamente al rimorchiatore Evergreen nel canale di Suez, anche il Next Generation Ue si è nel frattempo incagliato nel ricorso presentato alla Corte Costituzionale tedesca, che, seppure sarà probabilmente respinto, comporterà un ritardo di oltre tre mesi nell’arrivo del bastimento carico di miliardi.

Transizione ecologica è l’ideologia che lo guida, riverniciatura green è la realtà che lo sostanzia.

Nel 2018, la Commissione Europea aveva lanciato l’”Action plan on sustainable finance” un corpo di regole per definire cosa significhi investimento finanziario sostenibile dal punto di vista ecologico, predisponendo una classificazione delle attività economiche, che diventerà operativa dal 1 gennaio 2022.

In base a questo primo elenco, risulterebbero sostenibili gli investimenti relativi al gas come fonte energetica nonostante gli effetti climalteranti, alla bioenergia prodotta dalla combustione degli alberi, alle centrali idroelettriche nonostante i danni alla biodiversità, e persino alla plastica, se prodotta con processi di riciclaggio chimico con standard minimi di emissioni.

Dulcis in fundo, ed è notizia di questi giorni, il Centro comune di ricerca, braccio scientifico della Commissione Europea, si appresta a sdoganare come investimento verde anche i finanziamenti all’energia nucleare, rispetto alla quale “le analisi non hanno rivelato alcuna prova scientifica che arrechi più danni alla salute umana o all’ambiente rispetto ad altre tecnologie di produzione di elettricità”, mentre “lo stoccaggio dei rifiuti nucleari in formazioni geologiche profonde è appropriato e sicuro”.

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