di Carla Corsetti

Care e cari.  
«Gli italiani hanno scelto di rinunciare alla democrazia e nonostante possa sembrare un paradosso, per chi è sinceramente democratico, la decisione va rispettata.»

Comincia con queste parole l’articolo di Carla Corsetti che inviamo oggi. Un articolo duro, che esprime tutto il rammarico per una decisione popolare che, ne siamo certi anche noi, produrrà conseguenze che saranno l’esatto contrario di quanto auspicato da molti di quelli che hanno votato SI.

Quando si taglia, quando si “scarta” qualcosa, in questo caso qualcuno, si operano comunque delle rinunce; si perde qualcosa e in questo taglio del Parlamento quello che perderemo “…sarà il sale dei voti in dissenso e delle espressioni di autonomia intellettuale e politica che sono il cuore della democrazia e ne hanno salvato il senso anche nei momenti bui…” come ha scritto Flavia Perina, perché “…la consistenza numerica delle nostre Camere è stata, finora, uno degli elementi che ha obbligato i partiti a fare scouting e ha consentito l’ingresso in Parlamento di figure nuove, talvolta eterodosse, spesso portatrici di specifiche competenze e coraggiose nel difenderle. Giulio Carlo Argan, Tullio Gregory, Edoardo Sanguineti, Leonardo Sciascia, Stefano Rodotà, Domenico Fisichella, Marcello Pera, Piero Melograni, Lucio Colletti, Saverio Vertone, Mario Baldassarri“.


Dalla parte del torto

https://www.facebook.com/CarlaCorsettiDA/posts/10157788598588763?__tn__=K-R

Gli italiani hanno scelto di rinunciare alla democrazia e nonostante possa sembrare un paradosso, per chi è sinceramente democratico, la decisione va rispettata.

E’ l’anaciclosi([i]) di Polibio, è il ciclo inarrestabile delle forme di governo, dalla democrazia passiamo alla tirannia. È la demolizione di una architettura che non siamo stati in grado di preservare e la sostituiremo con qualcos’altro.

Non siamo stati in grado di attuare la nostra Costituzione e l’abbiamo demolita, giorno dopo giorno, ma non con scelte casuali, avevamo un piano preciso, si chiamava Rinascita Democratica.

Il piano prevedeva di limitare il diritto di sciopero, e lo abbiamo limitato.

Prevedeva di limitare i partiti a due aggregati a cavallo del centro sinistra l’uno e del centro destra l’altro, mentre tutti i partiti comunisti e socialisti dovevano essere neutralizzati, e abbiamo fatto anche questo.

Prevedeva di demolire il sistema del servizio pubblico della informazione della RAI e anche questo è stato fatto.

Il piano prevedeva di ridurre il numero dei Parlamentari e anche questo punto è stato attuato.

Ora andranno spediti verso un presidenzialismo, che faranno passare come la possibilità irrinunciabile di poter votare il Presidente in via diretta.

Giorgia Meloni lo dice da mesi che il prossimo passaggio dovrà essere l’elezione diretta del capo dello Stato, e poi come in Turchia, e non come in Francia, si passerà alla eliminazione del Presidente del Consiglio e tutti i poteri, esecutivo e legislativo, saranno del Capo dello Stato.

Resta da sistemare la magistratura nel senso indicato da Licio Gelli, ma dopo le intercettazioni di Palamara, anche questa faccenda sarà facilmente risolta.

Sullo sfondo ci sarà il solito monarca di sempre a benedire lo Stato colonizzato, ovvero il monarca vaticano, anche lui attore indefesso nella demolizione delle nostre fragili istituzioni.

Il 20 settembre del 2020 resterà la data in cui gli italiani hanno scelto di rinunciare alla democrazia a favore del potere di pochi contro i molti.

Noi non siamo rimasti a guardare, abbiamo lottato, anche se con mezzi impari.

Avevamo contro proprio quelle classi popolari a cui avremmo voluto garantire di avere una voce, avevamo contro chi ormai aveva scientemente deciso il proprio suicidio politico.

Le nostre coscienze, comunque, non ci hanno consentito di tacere di fronte a chi vaneggiava di democrazia statunitense da imitare, con due partiti fintamente antagonisti.

A coloro che si sentono contenti di aver modificato la Costituzione contro le minoranze, a coloro che hanno dimenticato che le Costituzioni hanno come compito primario quello di tutelare le minoranze, a coloro che oggi festeggiano per aver eliminato la possibilità che nel Parlamento possano trovare ingresso le idee e non le speculazioni, a costoro rivolgiamo la nostra curiosità cercando di scandagliare, per quel che vale, i meccanismi che li hanno spinti a tutelare quegli interessi di cui non saranno mai beneficiari, a tutelare caste che dal voto usciranno rafforzate proprio per escluderli, a tutelare potentati che li schiacceranno con più convinzione perché sono stati proprio loro a legittimarli.

I sostenitori del sì oggi hanno rinunciato alla loro rappresentanza, oggi hanno messo una croce sulla loro fine politica, oggi entrano a pieno titolo nel novero degli esclusi dalle decisioni, hanno vinto sulle schede elettorali ma hanno perso la partita della storia, quella l’hanno fatta vincere a chi oggi li ha indotti a privarsi della rappresentanza e domani li priverà di tutto il resto.

Oggi hanno semplicemente ratificato che i loro rappresentanti sono inutili e che loro non hanno istanze sulle quali costruire una qualsiasi rivendicazione.

Il Potere è stato strepitosamente abile per soggiogarli: non ha usato fucili ma una matita e una tessera elettorale.

Bravi, davvero.

Ma noi che abbiamo votato NO, non siamo tra costoro.

Noi abbiamo mantenuto la lucidità della prospettiva democratica, e dobbiamo essere orgogliosi di quanto siamo riusciti a fare, visti i mezzi e ad onta dei risultati.

Nessuno potrà mai incastrarci in una convenienza, come è certo che la nostra determinazione resistente e democratica non termina qui, è evidente.

Sapevamo come sarebbe andata, lo sapevamo senza fingimenti, e oggi per noi, come sempre, è l’inizio di altre lotte.

Per dirla con Brecht, ci siamo consapevolmente seduti dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati.

Carla Corsetti