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Chi pagherà il riarmo

di Marco Bersani, Attac Italia

*articolo pubblicato su il manifesto del 7 giugno 2025 per la Rubrica Nuova finanza pubblica

Nei giorni scorsi, l’Unione europea ha inoltrato le consuete raccomandazioni agli Stati membri in merito ai rispettivi bilanci nazionali. La novità è che la prima raccomandazione per ognuno dei 27 Stati membri riguarda l’aumento delle spese militari.

D’altronde, prima di cambiargli pudicamente nome, il piano di “rilancio” economico europeo si chiamava “Rearm Europe”. In ossequio a tale piano l’Unione europea ha attivato il Safe, un nuovo strumento finanziario dedicato a sostenere gli investimenti degli Stati nel settore della Difesa, che servirà a elargire prestiti fino a un massimo di 150 miliardi di euro.

Nel frattempo, sono già 16 gli Stati membri che hanno deciso di attivare la clausola di salvaguardia, ovvero il meccanismo che permette di non conteggiare all’interno dei vincoli del patto di stabilità le spese per la difesa e per gli armamenti.

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Il lavoro sporco di Israele e la terza guerra mondiale

L’affermazione del Cancelliere Merz che: “Israele sta facendo il lavoro sporco per noi” seppellisce il principio ordinatore delle relazioni internazionali e riabilita la legge della giungla. Il mantra dell’aggredito e dell’aggressore è misteriosamente scomparso di fronte all’aggressione condotta da USA e Israele contro l’Iran

Quando il cancelliere tedesco Merz dichiara che “Israele fa il lavoro sporco per noi”, si deve accendere un campanello d’allarme. Questa dichiarazione è una spia che qualcosa non funziona nella nostra visione della democrazia e dello Stato di diritto. È necessario chiarire alcuni punti fondamentali.

È un dato di fatto che il progetto di ordine internazionale, preannunciato dalla Carta Atlantica (14 agosto 1941), partorito con la Carta delle Nazioni Unite (26 giugno 1945) e fondato sulla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre 1948), non si è mai completamente realizzato e adesso sta attraversando una crisi profonda che ne mette in dubbio persino l’esistenza giuridica dei suoi assiomi principali. 

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Forlanini, non finisce qui

Assemblea Pubblica del 1° febbraio

di Raffaella Leone

“La politica deve fare politica, deve riconoscere e rispondere ai bisogni dei cittadini”. Le parole di Giulia Maderni, infermiera al San Camillo e attivista del Coordinamento per il Forlanini bene comune riassumono come meglio non si potrebbe l’intento e anche il senso dell’assemblea pubblica sull’ex ospedale che si è tenuta nella sala messa a disposizione dalla parrocchia Regina Pacis. Una sollecitazione, l’ennesima, di questo indomito comitato, a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo della Giunta Regionale. Elezioni a turno unico, si vota in 2 giorni ma non ci sarà ballottaggio, o la va o la spacca per i candidati alla presidenza.

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