Trascriviamo l’ intervento che Anna Falcone, giovane avvocata esperta della Costituzione, ha fatto nell’assemblea pubblica del 9 settembre a largo Ravizza. Facciamo precedere la trascrizione da un indice delle argomentazioni, apportate con tanta passione dall’ avvocata della Costituzione. 

Nella trascrizione abbiamo messo in grassetto parti dell’intervento su cui desideriamo attirare l’attenzione. In calce, il link al video: l’intervento va dal minuto 26:35 a 44:00 .

In allegato, 
– una copia dell’intervento 
– il manifesto “Le ragioni del No! al referendum del 20 e 21 settembre 2020. Un incontro per un voto consapevole” 
– giovedì 17 settembre ore 15.30 alla Casa delle Donne.
Con Stefano Fassina per il SÌ. Anche online

Link al video: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=324579591953819&id=1636998133258272

Indice argomenti

Quando votiamo per la Costituzione non si vota  né per sostenere il governo né per farlo cadere, si vota per la Costituzione. // Dire NO a questo referendum è dire SÌ alla capacità rappresentativa delle Istituzioni, quindi alla Sovranità Popolare // La legge elettorale attuale consente la selezione di nominati dalle segreterie politiche, non consente agli elettori di scegliere .// Da cui la cattiva qualità della rappresentanza. // Una riforma che concentra il potere su quei pochi che decidono le liste elettorali // Proporre un modello di rappresentatività democratica // Ci sono tante leggi da fare per realizzare la nostra democrazia, abbiamo bisogno di tanti parlamentari capaci e scelti dagli elettori // Che la funzione legislativa torni ad essere appannaggio del parlamento e non del governo per decretazione d’urgenza. Il parlamento non si deve limitare ad essere un organismo ratificatore // Il taglio dei parlamentari ha colpito in modo chirurgico dei territori // Questa riforma ha un effetto ipermaggioritario // Territori e ambiti deboli, tra cui le donne, rischiano di non essere rappresentati // Il primo correttivo, la legge elettorale // Il paradosso della rana.

Trascrizione dell’intervento: 

Io ci terrei a chiarire un punto. Noi ci siamo conosciuti nello scorso referendum per il NO. Con tanti ci mobilitiamo oramai a cadenze regolari per far sentire la voce di una parte di  Cittadinanza e, che a volte è maggioritaria, ci auguriamo anche questa volta.. a volte no, e stranamente nelle ultime riforme costituzionali, però, ha dato un blocco a una riforma  costituzionale che passava con qualche forzatura dal parlamento.  Ci ricordava la professoressa Ines Ciolli (la precedente relatrice ndr) che molte di queste riforme nascono da una forzatura dell’articolo 138. L’articolo 138 è l’articolo con cui si  modifica in parlamento la costituzione e richiede giustamente la maggioranza di 2/3 in prima battuta; quando non si raggiunge si può dare luogo al referendum costituzionale.  Noi ci troviamo in  una particolare condizione: non solo non si sono raggiunti i 2/3, ma anche la maggioranza con cui è passata questa riforma e, diciamo la verità, con cui era passata anche  la riforma precedente, è una maggioranza che poggia su un accordo di governo; già questo di per sé è una grave violazione,  perché la Costituzione è di tutti. Ci tengo a precisarlo  perché molti di noi hanno a cuore le sorti del governo e non hanno nessuna intenzione di votare NO per far cadere il governo. Noi siamo qui con uno spirito di grande rispetto per la costituzione e grande rispetto per i cittadini. Ogni qualvolta si vota per la Costituzione – sia chiaro una volta per tutte – non si vota né per sostenere né per far cadere il governo, si vota per la Costituzione. Questo è il primo atto di libertà che dobbiamo ricordare a noi stessi. E dobbiamo anche smetterla di sostenere una linea politica debole, che consente di mettere le mani sulla costituzione anche a una minoranza del paese. Questa è una riforma che vuole una minoranza del paese. Attenzione non è solo una minoranza politica, è una minoranza trasversale ed é la stessa minoranza che ha ispirato tutte le precedenti riforme costituzionali, che in un modo o nell’altro, mirano a depotenziare il parlamento, a recidere il rapporto di rappresentanza tra eletti e elettori, cosa che, attenzione, è stata fatta scientificamente anche da tanti partiti politici. 

Io non sono assolutamente contro i partiti politici, credo anzi che i partiti politici andrebbero rifondati secondo il modello costituzionale.

 Anzi, uno dei punti fondamentali che ci tengo a sottolineare – quando ho l’occasione di parlare –  è questo: che, chi dice NO in questo momento deve però dire un sì all’art. 49 della Costituzione, che è quell’articolo, la cui attuazione forse riuscirebbe a garantire finalmente quello  che è poi il cuore di ogni sistema democratico: la rappresentanza nelle istituzioni e quindi la sovranità. L’artcolo 49, lo ricordo a chi magari non ce l’ha presente, è quell’articolo che dice che tutti i cittadini possono riunirsi in partiti  per partecipare all’indicazione dell’indirizzo politico del paese, cioè poter partecipare in via mediata, tramite il modello della democrazia rappresentativa, alle decisioni in un paese in cui molti partiti politici non sono sempre trasparenti, in cui una legge elettorale – che dura oramai da troppo tempo – consente le elezioni di nominati, la cui selezione non passa dalle scelte della base degli elettori, ma troppo spesso da riunioni delle segreterie politiche. 

Allora è evidente che la cattiva qualità della rappresentanza si trasforma in una cattiva qualità anche del funzionamento di una istituzione. Ecco, è qui che si inserisce l’inganno: il pilota non è bravo? Ok , magari potrebbe essere molto migliore e però c’è qualcuno che ti vuole far credere che la soluzione è “cambiagli la macchina e dagliene anche  una più piccola” e così vedrai come niente. vince anche il rally” No, probabilmente, la soluzione non è cambiare la macchina o peggio ancora depotenziare la macchina, la soluzione, probabilmente, è tornare a pretendere un meccanismo di partecipazione democratica nei partiti politici, nei movimenti, in tutte quelle realtà intermedie che consentono poi la formazione dell’indirizzo politico di un paese per essere finalmente rappresentati bene, rappresentati adeguatamente. 

Guardate, veramente, lo dico con grande umiltà… non c’è bisogno della laurea per diventare parlamentari, c’è bisogno però di essere testimonianza con la propria vita, con la propria militanza, con quello che abbiamo fatto del rispetto di determinati valori, di alcune battaglie, di essere rappresentativi veramente dei territori in cui si viene candidati. Troppo spesso noi vediamo degli eletti, che sebbene vivano in altre realtà, poi vengono candidati in altri territori. Sapete perché è importante sottolineare questo disagio? Perché se noi non impariamo a dare delle risposte democratiche a questo disagio, poi l’unica risposta sarà  SÌ al taglio dei parlamentari. Lo ribadisco: vogliamo vincere il rally, non è cambiando la macchina, che magari andrebbe bene se adeguatamente guidata. Bisogna pretendere di avere un pilota che vada dove gli dicano i cittadini. 

In questa situazione il taglio dei parlamentari rischia non di colpire la cosiddetta “casta” che è già un termine che non mi piace. E’ una riforma che rischia di concentrare ancora di piú il  potere in quei pochi che decidono la composizione delle liste elettorali.

C’è un motivo per cui tante volte ai dibattiti, nei confronti in Parlamento i rappresentanti del SÌ non si presentano. Perché oggettivamente gli argomenti sono veramente pochi e sono veramente fragili e forse perché qualcuno ha veramente interesse a che il Parlamento sia mortificato e sia ridotto. Io non ne ho ancora incontrato uno del Sì che dica “perfetto,, dopo il passaggio di questa riforma costituzionale noi non ci limiteremoo a fare la legge elettorale ma chiederemo l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione”. 

Ecco, questa riforma, che è probabilmente la riforma da cui veramente dipende la ricostituzione di un rapporto di rappresentanza non la chiede nessuno. Io, da adesso in poi, ho deciso, ne abbiamo parlato anche con altre colleghe, colleghi, amici costituzionalisti con cui abbiamo firmato il documento di 300, oramai di 400 costituzionalisti , che si sono schierati per il NO, penso che debba essere il 1° punto di attuazione che noi dobbiamo affiancare al nostro NO a questa riforma costituzionale. Perché ci dà finalmente la qualità di quale vogliamo sia il modello propositivo. Quindi un modello di democrazia rappresentativa che però poggi su una reale partecipazione dei cittadini e degli elettori alla formazione delle decisioni, che poi un paese è chiamato a prendere e a trasformare in leggi e atti aventi forza di legge. La truffa sta tutta in questo, nell’aver coltivato, anche con ragione in alcuni casi,  un forte sentimento di antipolitica e adesso voler far credere agli elettori che il problema si risolve tagliando i parlamentari, il numero dei seggi e guai a chiamarli poltrone. Non cambiando il metodo di selezione dei parlamentari. 

Io sono veramente stanca di vivere in un paese dove conosco tante persone in gamba, tante persone piene di talento, piene di passione civile, piene anche di competenze che potrebbero mettere al servizio del bene comune. Queste persone o vengono utilizzate dalla politica o vengono sistematicamente buttate fuori o messe ai margini. Io penso che la sfida anche della nostra, diciamo così, fase storica, la risposta al populismo debba essere quella di mettere davanti alla rabbia la propositività delle idee che vengono da tante persone, che non a caso non sono persone singole. Sono persone che trovano altri luoghi per poter esprimere le loro idee, trovano dei luoghi che troppo spesso non sono i partiti politici, sono dei luoghi in cui non esiste io+io+io, non esiste la solitudine del clic della democrazia diretta, così come la intendono alcuni, ma esiste il NOI delle idee capaci di confrontarsi. Dei tanti che messi insieme confrontano le proprie idee ed escono fuori con l’dea che è l’insieme. Spesso anche il frutto di uno scontro, non bisogna avere paura quando ci  si confronta con onestà intellettuale. Ecco l’idea del Noi. E’ di questo che ci vogliono privare, del Noi. E allora fino a che veramente ci saranno degli spazi, io lotterò insieme a Ines (la collega costituzionalista che interviene al dibattito ndr) insieme a tanti altri affinché questo concetto del Noi,  della capacità di confronto …e quindi.. tutte le istituzioni in cui il NOI si manifesta è eminentemente l’istituzione parlamentare.  

Questa è una democrazia perché c’è un Parlamento. Vorremmo tutti che funzionasse meglio, ma guai a dire che questo parlamento può funzionare con 400 membri alla Camera dei deputati e 200 membri al Senato , per un motivo molto semplice, noi abbiamo tante leggi da fare. Noi non siamo una democrazia compiuta, non siamo un paese in cui abbiamo già messo in cantiere le leggi più importanti e quindi possiamo stare tranquilli. Noi siamo un paese dove le disuguaglianze sono aumentate enormemente, dove le riforme da fare, soprattutto nei settori più sensibili, la Sanità, un argomento troppo facile in questo momento, la Scuola, ancora di nuovo un argomento troppo facile, l’uguaglianza di genere, l’uguaglianza fra i territori richiederanno uno sforzo legislativo enorme. Allora io ho bisogno davvero di tutte le energie che può esprimere questo paese, almeno in questo momento c’è bisogno di tutte le energie. Poi magari si potrà pensare, in un momento in cui avremo messo a posto quantomeno i fondamentali della nostra democrazia e della nostra costituzione, potremmo pensare di avere delle organizzazioni più snelle. 

Io voglio un Parlamento che funzioni meglio e voglio che la funzione legislativa torni ad essere appannaggio del parlamento e non della decretazione d’urgenza come accade adesso. Quindi un governo che sia espressione di una maggioranza parlamentare, non che imponga di fatto le sue linee, a prescindere dal colore politico del governo, a un parlamento che si deve limitare a essere un organismo ratificatore. Io ho bisogno che quell’art. 1, dove si dice che la sovranità appartiene al popolo abbia un senso. Qell’articolo ha un senso soltanto se il popolo torna a partecipare nelle assemblee territoriali, nei partiti, nei movimenti, nelle associazioni. Noi abbiamo una società, io spero, che possa essere sempre più felicemente e fecondamente plurale e però il passaggio delle idee dei tanti in leggi, in provvedimenti quindi, in cambiamenti reali della nostra vita, ha bisogno di un filtro democratico e il luogo della sintesi e della rappresentanza di tutti è il Parlamento.

Un altro elemento che io trovo odioso di questa riforma è il fatto che il taglio lineare abbia colpito, però, in maniera molto precisa, chirurgica direi, alcuni territori che sono poi  i territori piu deboli di questo paese.  Il fatto che per esempio in Basilicata ci sia stato un taglio del 46%, in Calabria del 40%, in Umbria addirittura al Senato e anche in Basilcata al Senato del 57% e poi peró non si sia rispettata la stessa proporzionalità in altri territori. E che le regioni a Statuto Speciale, invece, il Trentino Alto Adige (abitanti 1.074.819 ndr), non a caso, elegge gli stessi senatori della Calabria (1.924.701 ndr). Ecco io penso che ci sia bisogno di uno statuto speciale non soltanto per i territori più deboli, ma anche per gli enormi ambiti di popolazione più deboli. Con un parlamento di questo tipo, come diceva in un’intervista su Repubblica  ieri Gaetano Silvestri, che è il Presidente della nostra Associazione Italiana dei costituzionalisti …”ecco questa riforma avrebbe un effetto ipermaggioritario,” perché se io eleggo pochi deputati, pochi senatori nel mio territorio è evidente che questi deputati e senatori non saranno espressione delle minoranze del 2 o del 3 per cento, parlo di qualcuno che magari potrebbe rappresentare il 12, il 13 il 15 per cento. E’ evidente che questi seggi sarebbero appannaggio dei grossi partiti, e è evidente che questa riforma – e anche su questo si è detto poco  della assenza ancora di misure perequative e di misure di genere adeguate –  sarà una riforma che garantirà chi magari ha già alle spalle più legislature, nientemeno le donne. Noi riusciamo ad avere delle candidature, quando va bene, di testimonianza: qualcuno… un po’ più tosto un po’ più forte. Noi abbiamo una rete di donne molto trasversale con la quale cerchiamo di sostenere le candidate alle varie elezioni. Lo facciamo con grande fatica. Io la garanzia di questa rappresentanza non la vedo più. Ci dicono “noi faremo i correttivi!” . Il primo correttivo sarà la legge elettorale. Peccato che la legge elettorale, nel nostro paese, è una legge ordinaria… è una legge ordinaria che può essere cambiata dall’oggi al domani. Se ne fa una, domani può iniziare l’iter per farne un’altra. E in questo momento storico nessuno mi garntisce che la legge del prossimo parlamento sarà migliore della pur pessima legge elettorale che abbiamo adesso.

Oltre all’attuazione del’art. 49, io affianco il mio NO a un’altra proposta: la proposta dell’inserimento nel nostro ordinamento di quelle che si possono chiamare leggi organiche o leggi rafforzate, cioè quelle leggi che per essere approvate richiedono una maggioranza qualificata. Esistono in tanti altri ordinamenti … e potrebbero essere ad esempio un elemento per garantire che la legge elettorale e tutte le leggi da cui dipende veramente il funzionamento democratico di un paese, non vengano modificate a ogni cambio di governo e ad ogni maggioranza, ma vengano modificate con un consenso più ampio. Perché è giusto che sulle regole del gioco ci sia un consenso più ampio. Così, magari, la smettiamo di giocare a farti la legge che ti serve a vincere alle prossime elezioni. 

E un discorso di serietà, un discorso di democrazia attuata e di garanzie sulle quali non si può transigere. E’ un discorso anche di attenzione: proviamo al alzare un attimo lo sguardo e torno all’inizio del mio intervento, dopo di ché mi taccio. Non sono riusciti a far passare queste riforme, diciamo così, che in qualche modo restringono sempre di più gli ambiti di partecipazione, con le precedenti riforme.  Allora adesso ce la stanno somministrando la stessa riforma un po’ alla volta. Ecco come accade nel paradosso della rana nella pentola. Io non voglio svegliarmi un domani e scoprire che non sto nuotando in una fresca piscina, ma sto nuotando in una pentola dove qualcuno nel frattempo ha acceso il fuoco. Ecco io vorrei che dove sta la rana io accendo il fornello e cosa ci deve stare in quella pentola, possano tornare a deciderlo le persone. Per questo insisto che quando si tocca la costituzione non lo si può fare per esigenze di potere del momento. Mai come in questo momento il voto deve essere libero, ma soprattutto, se veramente la nostra Carta ha bisogno di manutenzione, allora noi dobbiamo sapere da subito qual è il quadro generale e su questo quadro generale ci deve esser il più ampio consenso possibile e non la forzatura di qualcuno che ha legato ancora una volta, alle sorti della riforma costituzionale, il suo futuro politico: può trovarsi un lavoro come abbiamo fatto tutti quanti noi.